Un’immersione profonda nell’anima del Sud Italia, un omaggio alla sua memoria culturale e ai suoi paesaggi umani
il 18 e 19 gennaio si è svolto “Il Mondo Perduto”, l’iniziativa si è focalizzata sull’esplorazione delle radici di una cultura viva, capace di rinnovarsi costantemente attraverso storie e tradizioni.
Attraverso proiezioni evocative, musica, performance e momenti di riflessione collettiva, l’evento ha esplorato le storie, le trasformazioni e le resistenze che attraversano il Meridione, intrecciando passato e futuro. Documentari, laboratori e dialoghi si sono alternati per raccontare una terra ricca di significati, dove la “terronaggine” è diventata un gesto di consapevolezza e riappropriazione culturale. Suoni e ritmi contemporanei si sono fusi con il racconto del patrimonio etnografico, portando alla luce un’identità forte e vibrante, capace di guardare avanti senza dimenticare le sue radici. Un’esperienza collettiva e poetica che ha celebrato il Sud, non solo come luogo, ma come visione, resistenza e sogno.

18 Gennaio
La prima serata, ospitata presso il Cineteatro Universal, si è aperta con i suoni travolgenti dei Suonatori di Alessandria del Carretto, che hanno accolto il pubblico in un’atmosfera carica di energia e tradizione. A seguire, le proiezioni curate dalla Cineteca della Calabria, sotto la direzione di Eugenio Attanasio, hanno trasportato gli spettatori in un viaggio evocativo nel Sud Italia del dopoguerra, attraverso il linguaggio potente del documentario etnografico.
Pensare di poter comprendere il passato attraverso le immagini potrebbe sembrare un azzardo, o forse una tendenza erronea.
Eppure, nell’eredità che autori come De Seta, Ruffo e Di Gianni ci consegnano attraverso il loro cinema documentario – indipendente, puro, solitario – non c’è alcuna incertezza. È un cinema che si fa portatore di una libertà rinnovata, povera di istruzioni o testamenti per il futuro, e che ci parla da un mondo ormai perduto, consegnando alle immagini la certezza di un’esistenza trascorsa, senza compromessi.
Filmare per fermare, e non per indagare, rappresenta l’aura romantica di questa vocazione cinematografica.
Osservare e recuperare i segni di un tempo dissolto, affidandoli alla memoria collettiva, diventa il dispositivo essenziale per restituire al passato una nuova vita. Non più una dimensione statica, ma un’isola di durata, resistente al rischio di dissolversi.
La serata si è conclusa con un talk moderato da Ettore Loizzo, che ha visto l’intervento di Massimo De Pascala e Eugenio Attanadio. Quest’ultimi hanno approfondito temi legati alla valorizzazione della cultura meridionale e alle trasformazioni che essa ha attraversato nel corso del tempo.
La serata si è conclusa con le performance musicali di Toni Cutrone e Agostino Quaranta, che hanno saputo trasformare il teatro in un luogo vibrante e carico di suggestioni sonore.
Toni Cutrone, con il suo progetto unico, esplora il folklore e la ritualità mediterranea, intrecciando suoni d’archivio e registrazioni sul campo con collaborazioni contemporanee. La sua ricerca, definita “Hauntologia Mediterranea,” rievoca spettri culturali dimenticati, dando loro nuova vita e una voce nel presente, in un dialogo intenso tra memoria e innovazione.
Agostino Quaranta, invece, documenta e reinterpreta le tradizioni musicali del Sud Italia con un linguaggio sonoro che fonde profondamente radici e modernità. Attraverso una pratica multidisciplinare, celebra il Meridione come crocevia di culture, trasformando l’archivio in un mosaico pulsante e vivo, capace di raccontare storie nuove a partire da antiche radici.
Insieme, le loro esibizioni hanno creato un ponte affascinante tra passato e futuro, unendo sonorità tradizionali e sperimentali in un’esperienza che ha catturato il pubblico e lo ha condotto in un viaggio sensoriale unico e indimenticabile.
19 Gennaio
La seconda giornata, il 19 gennaio, è stata dedicata al laboratorio “Terron3 a chi?!,” ideato e guidato da Claudia Fauzia. Questo laboratorio ha rappresentato un’importante occasione di confronto sull’identità e i pregiudizi legati al Sud Italia, coinvolgendo i partecipanti in attività creative pensate per stimolare nuove narrazioni e mettere in discussione gli stereotipi culturali.
“Terron3 a Chi?!” è un progetto itinerante che trasforma lo stigma associato alla “terronaggine” in un simbolo di orgoglio e resistenza culturale. Attraverso discussioni aperte, attività di gruppo e momenti di condivisione, i partecipanti hanno esplorato tematiche come l’antimeridionalismo, il femminismo terrone e le rappresentazioni del Sud Italia, con l’obiettivo di costruire una nuova narrazione collettiva.
Il laboratorio ha offerto uno spazio di riflessione e riscoperta, mettendo in luce il valore del Sud come una forza viva e potente, capace di ispirare cambiamento, resilienza e orgoglio.
“Il Mondo Perduto” ha sottolineato il ruolo del Sud Italia come fonte inesauribile di ispirazione, dove elementi del passato e del presente si intrecciano per creare nuove prospettive. La qualità dei contenuti proposti, unita alla partecipazione attiva del pubblico e al contributo degli artisti, ha reso l’evento un’occasione significativa per riflettere e immaginare il futuro di questo patrimonio culturale.
Un ringraziamento particolare al Cineteatro Universal per l’ospitalità e a tutti coloro che hanno contribuito al successo dell’iniziativa. “Il Mondo Perduto” rappresenta l’inizio di un dialogo più ampio, volto a connettere memoria e futuro attraverso narrazioni condivise.